Nel mio romanzo "Venne un Uomo" immagino l'incontro dello psicologo (da me inventato) Fabrizio Serri e Gesù, ritornato in questo livello di esistenza per donare una nuova prospettiva all'umanità.
Desidero inserire un brano del romanzo come risposta a quanto è accaduto oggi 26 luglio 2016: un anziano sacerdote è stato ucciso mentre diceva messa e una persona è stata gravemente ferita, un ulteriore gesto vile compiuto contro persone innocenti e inermi. L'emozione mi spingerebbe a cercare vendetta, ma so che sarebbe un errore, è proprio ciò che le forze oscure si augurano al fine di scatenare un conflitto che genererebbe un disastro planetario. Provo quindi a rispondere con le parole da me scritte molti anni fa. Fabrizio Serri e Gesù siedono in riva al Po a Torino, lo psicologo chiede:
“Che tipo di progetto è il tuo?”.
“Rendere le persone consapevoli di loro stesse, della loro capacità di amare e del loro immenso potere. Vorrei provare nuovamente a spiegare all’Uomo che l’isolamento dal Tutto conduce alla disperazione”.
“Sì c’è molta disperazione nel mondo e anche in me, credo che non sia sufficiente la tua presenza per vincerla”, dico con amarezza.
“Ne sono convinto. Infatti non dipende da me: io mi limito a sottolineare alcune cose. È necessario che il lavoro lo compia l’Uomo. Ci sono due disperazioni, quella che nasce dall’intimo e quella che è indotta dall’esterno. Io posso intervenire direttamente sulla prima, attraverso le mie parole. L’altra è generata dalle ingiustizie del mondo e su quella ho scarso potere poiché dipende dalle scelte di individui poco disposti a lasciarmi intervenire sulla loro disperazione intima. Soprattutto, vorrei che dalle mie parole non nascesse un’altra religione, un movimento o cose simili. Vorrei far capire che non esistono naturale e soprannaturale, esistono soltanto diversi livelli di consapevolezza e vari modi di espressione. Le mie parole non sono il messaggio di una divinità antropomorfa, la via per vivere meglio nell’aldilà, il passaporto per la trascendenza: sono soltanto l’inizio di un salto evolutivo. L’Uomo è dotato di grandi poteri mentali e di grandissime potenzialità, ma possiede anche una forte capacità autodistruttiva legata alla sua tendenza all’isolamento e all’egoismo. Per dare vita all’Uomo Nuovo è necessario superare questi ostacoli. Io sono l’Uomo Nuovo, un mutante, nulla di più, sono come tutti potreste essere".